Velate architetture

Domenico Nicolamarino

Dal catalogo “Maria Cristiana Fioretti  Light Abstr-action”, pp. 33, Ed. Gabriele Mazzotta, Siena, 2010

Il velo su un corpo nasconde e mostra nello stesso attimo: siamo noi a leggere quello che vogliamo. In questa possibilità di duplice lettura la luce contribuisce a levigare le forme come fa l’acqua del mare sugli scogli. Un ritmo ripetitivo che accarezza e condiziona un istante dopo l’altro. L’acqua, come le note musicali, si infrange nell’ambiente modificandolo. In questo dosaggio musicale di contrappunti le forme si riempiono e si svuotano in una concatenazione di ritmi. La pittura segue questo togliere e riempire in un dualismo di energia e di figurazione di quello che noi vogliamo vedere. La luce che realizza le light dimension ci avvolge ed eleva la spiritualità sottraendo alcuni aspetti fisici (peso della materia) e aggiungendo qualità psico-estetiche. L’intento dell’artista Maria Cristiana Fioretti è di mostrare e porgere all’osservatore una molteplicità multimediale delle forme e renderlo libero di soffermarsi sulle cavità cromatiche, lasciandogli la facoltà di fermarsi in questi luoghi incantati. Il percorso dell’osservazione è affascinante perché conduce in quei luoghi che ci sembra di aver già visto e che non stancano nella rivisitazione in quanto li consideriamo punti della meditazione. Le cavità cromatiche sono il luogo della nostra spiritualità dove, come in un gioco di bambini, andiamo a nascondere quello che è nostro e che vorremmo esporre agli altri. La visibilità di questi frammenti della spiritualità è letta da chi possiede la stessa spiritualità, quindi non tutti vediamo allo stesso modo e soprattutto leggiamo lo spazio come concretizzazione di noi stessi. L’uomo con l’architettura ha mostrato intenzionalmente il dualismo tra spazio vuoto e occupato: anche in questa pittura vive la continua ricerca delle membrane e velature che descrivono la deframmentazione della presenza nella fisicità e spiritualità.